BELLEZZA: se i ricchi pagano i poeti, si ravvedono

a cura di Velio Carratoni

dalla rivista Fermenti

Nella foto Dario Bellezza

Dario Bellezza,
foto di Guglielmina Otter, aprile 1995

L'intervista che segue mi fu rilasciata da Dario Bellezza, in fasi diverse, pochi mesi prima di morire. Ho aspettato un po' prima di proporla ai lettori, dato che il suo sfogo di poeta logorato e disperato, mi aveva bloccato. Dopo qualche mese dalla morte, pur di sentirlo a noi vicino, preferisco riascoltarlo disperato che muto.

« Al momento qual è il tuo rapporto con la letteratura? »

« Nullo. Non riesco più a leggere con continuità e interesse. A scrivere con impe- gno e fervore. Non riuscirei ad andare ad un incontro culturale, di qualsiasi specie. Non amo più. Da circa due anni non ho sfoghi sessuali».

«Che programmi futuri ti aspettano?»

«Fin troppi. Ora stanno arrivando i contratti: Mondadori ristamperà Angelo. Vorrei che lo prefasse Renzo Paris. Maurizio Cucchi curerà una raccolta per I miti, sempre della Mondadori. Eppure la scorsa estate quando ho detto di stare male, avevano voluto una mia raccolta di poesie da stampare due anni dopo. Invece ora hanno cambiato idea. Il libro (Proclama sul fascino n.d.r.) uscirà al più presto. E poi dovrei dettare ad una collaboratrice della Mondadori il resoconto della mia malattia. Chissà se riuscirò a farlo. Mi hanno promesso tanti soldi».

« Che ne pensi della politica in questo momento di campagna elettorale? »

« La detesto in pieno. Dicono tutti le stesse cose. Non riesco anche per questo a vedere la televisione. È di una noia pazzesca ».

« Perché ti senti angosciato? »

« Perché ho sbagliato tutto. Ci tenevo tanto ad una certa parte del corpo. Eppure da lì ho avuto solo guai. Da lì è arrivata la punizione divina. Dio non può perdonare tutto. È un giudice estremo. Non mi rimane che pregare. Anche se so che anche lui mi ha abbandonato. Come del resto i miei amici, tranne qualche eccezione. Soprattutto i così detti letterati».

« Perché, oltre che a Vitinia ove ti accompagno a fare la macchina, non provi ad andare, accompagnato, a fare qualche passeggiata? »

« Perché non mi reggo in piedi. E poi la gente per strada mi guarda male o con risentimento ».

Perché non mi ricordi un po' qualche aspetto della tua vita trascorsa? »

« No. Voglio dimenticare. Per me certi fatti non voglio che esistano ancora. Il mio passato mi annienta».

«Vuoi che ti legga qualcosa da "Nuovi argomenti"?»

«No. È diventata una rivista di snob. Ormai sono molti a sentirmi finito. Qualcuno mi considera già morto. Non faccio altro che ricordare Moravia, anche se tra noi non si è avverato un certo fatto. Prima di morire mi aveva detto: « Se esiste l'altro mondo, ti verrò a trovare, lasciandoti qualche segnale». Ma di tutto ciò non si è avverato nulla. Io sono qui in questo letto a soffrire, e Moravia chissà dov'è. Da quando è morto non ho ricevuto nessun messaggio».

« Perché non ricordi Pasolini con la stessa considerazione? »

« Pasolini lo sento tanto lontano. Per me è un poeta mediocre e tanto retorico. Vale forse un pò ' più come regista. Ma solo per qualche film. E poi come romanziere è datato. E poi come polemista è di un 'altra Italia. I suoi temi arrivano agli anni Set- tanta. Come uomo era brutto ».

« Reputi Moravia più attuale? »

«Mica tanto. Poteva andar bene fino a durante il periodo del consumismo e di quando l'amore libero era più sicuro di oggi. Oggi con la crisi in corso e con un sesso a rischio è anche lui un autore d'altri tempi».

« Che ne pensi dell'exploit di Pasolini nel ventesimo dalla morte? »

« È solo un fatto di cassetta. Certo rispetto a ciò che si produce oggi, chiunque, rispetto ad altri tempi può sembrare maggiore. Ma certi messaggi sono superati. I suoi ragazzi di vita, sembrano imbalsamati o irreali o personaggi di un altro mondo. Oggi tutto è più falso e meno spontaneo. Tutto ciò lo fa sentire anche a me un gay sorpassato ».

E dell'ambiente vicino a livello di Roma, cosa pensi? »

« Se ti riferisci a Trastevere, ove abito ora, non ha più l'animo di un tempo. La cucina, tranne qualche eccezione, è pessima. Dai Spaghettari oggi si mangia malissimo. Quando ci andavo con Sandro Penna era un'altra cosa. E poi a Trastevere c'è la carne peggiore di Roma. Parlo soprattutto del mercato o di certe macellerie».

Qual è un altro uomo di cultura che rimpiangi? »

«Francesco Mei. Fino alla fine avrebbe gradito andare con un giovane. Non ce l'ha fatta. Non ne ha avuto il coraggio. È morto con questo desiderio nascosto. Non ha mai voluto accettare la sua nuova condizione. Tutto ciò gli ha creato tensione e dolore, fino al punto di morirci sopra».

« Ricordi la Morante con le solite riserve? »

« La Morante è stata un'ottima narratrice. Soprattutto per l'Isola di Arturo. Ma è un'autrice dell'Ottocento. Le sue storie non sono di oggi. La Storia è di una banalità estrema. Aracoeli è talmente macchinoso e astratto da rasentare l'inverosimile. È una grande autrice, ma anche lei di altri tempi, con il suo carattere tremendo e volgare. Di una volgarità nauseante».

« Cosa pensi dei giovani? »

« È un argomento per me fuori tempo. Le ragazze sono tutte uguali. Prive di grazia e tutte simili a maschi insignificanti. Quelle che fanno la vita in mezzo alla strada non sono più etichettabili. Qualsiasi giovane o meno che s'incontra e che batte può essere identica ad altre che stanno lì per caso e che non hanno niente a che fare con la «vita». Che strano segno dei tempi».

« E la letteratura? »

«È in completa bancarotta. Alla gente interessa sempre meno. Sono stato al Co-stanzo tantissime volte e molti chiedevano in libreria i miei libri, compreso Nozze col diavolo che non c'era. Informavo l'editore Marsilio. Mica ha voluto fare una ristampa. Ciò dimostra che non c'è collegamento tra il pubblico e la letteratura. Vanno solo di moda quelli che scrivono per ragioni di cassetta, che esulano da qualsiasi previsione logica. E poi ci sono libri sempre più scadenti. Non credere mai ai risultati. Tu fai una rivista da anni, ma alla gente non gliene frega niente. Come non frega nulla di « Nuovi Argomenti » o di « Poesia ». Il gusto si va sempre più deteriorando. La televisione fa il resto. Uccide la realtà. E così la cultura».

« Che ne pensi di Sgarbi? »

«Esiste tutto in sua funzione. Non fa nulla se non serve a fargli pubblicità. Tutti nella sua corte e per la sua corte. È un manovratore provetto. Eppure dice bene di me. Va dicendo però che alla mia età dovrei stare bene per forza».

« Detesti la TV, ma non hai fatto a meno di partecipare a tante sue trasmissioni ».

«È stato per me uno sforzo immane inserirmi in tanti talk show, ma l'ho fatto per stordire la coscienza e per giocare un po' con la vita, come quando ho fatto uso di qualche droga. Da spettatore mi annoio tremendamente. E poi non sopporto Alba Panetti; l'emblema della contraffazione siliconica più osteggiata e imposta. È veramente oscena, non a livello sessuale, ma in senso epidermico e di visione contraffatta. Mara Venier è un 'altra visione disgustosa, per la sua carica mielosa di fatua saccenteria. Degli altri è bene non parlare. Tolti certi dibattiti, qualche telegiornale, non certo quelli delle emittenti di Berlusconi, che ci rimane? Per me la notte è tragica anche perché non c'è uno spettacolo che può farmi compagnia. Avrei bisogno di calore umano, ma quello di amici vivi, che al momento non posso che contare con poche dita. Se volessi accettare tutti quelli che si reputano ammiratori o curiosi del mio nome, avrei la casa piena. Ma non mi fido, perché so che non mi amano. Mi ricercherebbero solo per curiosità o per altre ragioni imprevedibili».

« Mi vuoi spiegare meglio cosa intendi per sentimento religioso? »

« Qualcosa di inevitabile per un uomo e per un artista, anche se, sotto tanti aspetti, ho molte idee a modo mio. Mi piace molto il padrenostro. In tale preghiera è spiegato tutto ciò che riguarda il vero rapporto che esiste tra l'uomo e Dio. Ho una grande considerazione per il Cristo, ma la figura della Madonna mi rende, a volte, incredulo. L'ave maria la trovo incomprensibile, sotto l'aspetto umano e pratico. Eppure, non faccio a meno di recitarla. In questi ultimi tempi, anche il rosario mi attira. Ma non so dire altro. Non capisco perché dovrei ripetere tante volte il nome di Maria, anche se non posso fare a meno di invocarla. So che Dio mi ha abbandonato. Io sono un peccatore che non può ricevere perdono così facilmente. Dio non è misericordioso. È un giudice giusto e vendicativo. Chi si serve di lui per fare il proprio comodo, per poi invocare il perdono, prende tutto per gioco. Dio punisce chi ha infranto certe regole. Io ne so qualcosa. Sono annientato, distrutto, perché ho molto peccato. Non si può andare in sacrestia a rimorchiare o ad organizzare tresche peccaminose e poi contare sulla misericordia divina. Per peccare come prima o peggio di prima. Ho la casa piena di corone, di santini, perché so cosa sia la colpa. E per la colpa non c'è rimedio. Così muoio disperato. Eppure non posso fare a meno di pregare. Con qualcuno recito il rosario, ma nello stesso tempo mi sento lontano dalla religione, perché non sono degno di perdono. Pasolini era cattolico, non faceva altro che battersi il petto. Moravia si dichiarava ateo. Io non so cosa sia. Eppure ho bisogno di pregare. Pregate anche voi. Leggete il Vangelo. O anche voi siete atei. Tu Velio, credi?»

«Per me la religione è un fatto interiore di coscienza. Non so essere un praticante, ma rispetto chi è religioso, di qualsiasi fede.
Cosa pensi di Di Pietro? »

«Deve avere tante responsabilità, anche lui».

«E di Craxi?»

« Non era certo peggio di tanti politicanti di oggi. Paga e dovrà pagare per tutti. Non lo stimo, ma capisco che la classe politica è corrotta, perché non c'è più rispetto per nulla. Né per la natura, né per la cultura. La televisione è il vero killer delle coscienze. Tutto è ridotto a slogan. Non c'è più posto per la poesia. Siamo ormai imbarbariti, in ogni nostra parte. Ai politici miliardi. Ai poeti niente. I libri di poesia non si vendono, perché non esiste una coscienza nazionale. Sport o venditori di fumo. Non sipario d'altro. Di partite o di sketchs televisivi. Di pubblicità o di varietà ove non si vedono altro che ballerine siliconate, oscene perché sono tutte rifatte. Se la poesia avesse un prezzo, avrebbe anche valore. E invece chi la scrive deve risultare scioperato. Buono a nulla. Incolto. Però capace di esprimere da visceri reconditi ciò che alcuna logica o grammatica può prevedere. In nome di ciò il poeta è tenuto ai margini della vita. A mendicare da ricchi ignoranti e grossolani. Che almeno paghino costoro. E non solo per soddisfare i loro vizi inconfessabili. Se pagano i poeti si ravvedono. vuol dire che sono in cerca di un'anima... Di una spiritualità accecata ».

a cura di Velio Carratoni