"Nel fuoco delle attuali controversie letterarie Gemma Forti sceglie di alimentare le sopite braci dell'understatement, raccontando in modo delizioso e fintamente retrò una storia di follia disseminata d'amore.

L'Austria neoasburgica dei giorni nostri è lo scenario dove Costanza, appena giunta dall'Italia, attraversa un'intricata vicenda,  segnata dalla duplice presenza di un diario segreto e di un ritratto femminile (il topos è già presente in Novalis, in Oscar Wilde) che si muove e segue, come se fosse vivo, gli umori della protagonista.

Sospeso tra le ambiguità della realtà e gli anfratti dell'immaginario, questo piccolo universo diegetico, si dipana nelle pieghe spaventate e dubitose di Richard, il marito voluttuoso e apollineo, di Marta la sorellastra esiliata da ogni dolcezza, di Edward, il cugino iniettato dal farmaco velenoso dell'ambizione.

Come ogni racconto di valore La casta pelle della luna tenta di studiare il tempo, di esorcizzare l'angoscia del mutamento.

Gemma Forti è maestra nel disegnare linee precise di oggetti, segmenti di dettagli ordinati che in vero nascondono il caos della corruzione, della decomposizione, della morte.

Scrittrice visionaria (non casuale il riferimento a Light breaks where no sun shines di Dylan Thomas) e iperrealistica, avvince il lettore con una scrittura rapida, paratattica, che non concede alcunchè all'orpello e all'esibizionismo retorico: ne deriva una narrazione misurata, tuttavia incalzante, una sorta di sinfonia fantastica che accompagna la morte di tanti amori, ma non dell'amore."

Donato Di Stasi