PIAZZOLLA Mistero della parola                                    Antonella Calzolari

A volte capita che la poesia non sia soltanto una scelta ma una vera e propria necessità. A questo proposito scriveva Marino Piazzolla : "Il sentimento dell’esistere comporta di per sé la necessità di attingere al lirico e al patetico perché al fondo di se stesso l’uomo ritrova l’uomo."

Questa è, probabilmente, la più grande scoperta dell’umanità, una scoperta che avviene tramite il confronto con una realtà interiore che si pone quale mistero e che lo attraversa tramite lo strumento della parola poetica. Il tentativo di svelare il mistero e di trovare, quindi, le radici dell’ispirazione è al centro del dibattito letterario del ‘900. In questo senso Piazzolla rappresenta emblematicamente un secolo che si caratterizza per una incessante brama di ricerca e si colloca a pieno titolo tra quegli intellettuali che hanno visto nella cultura non l’oggetto del proprio compiacimento ma il veicolo della comunicazione tra artista-creatore e destinatario.

Nel volume "PIAZZOLLA mistero della parola" (Fermenti, 1999) Antonella Calzolari indaga intorno ad un autore dalla figura complessa e attuale. Marino Piazzolla nasce nel 1910 a San Ferdinando di Puglia, ben presto si trasferisce in Francia dove conosce i maggiori intellettuali del momento, comincia a pubblicare poesia , quindi torna in Italia e si stabilisce a Roma, dove, nel 1948, conosce Vincenzo Cardarelli ed inizia a collaborare a "La Fiera Letteraria". La sua attività letteraria, saggistica, critica e filosofica non conosce soste. Si dedica alla pittura e al disegno nonché alla critica d’arte. Muore nel 1985.

Prima di morire Piazzolla crea la omonima Fondazione che persegue lo scopo di dare un contributo alla fioritura , in Italia, di una cultrua di stampo europeo.

ANTONELLA CALZOLARI è nata a Roma, dove attualmente risiede ed insegna.

E’ giornalista e ha al suo attivo collaborazioni con testate a carattere nazionale e internazionale nonché per la Rai, per la quale ha anche scritto il programma "Note di fiaba". trasmesso da RadioTre.

Ha svolto attività di adattamento di testi televisivi.

Ha compiuto studi musicali ed è socio fondatore dell’associazione "Musici Artis-Roma".

Scrive poesie, fiabe e novelle.

Nel 1999 ha ricevuto una borsa di studio dalla Fondazione Piazzolla, che ha contribuito alle spese di stampa del volume "Piazzolla mistero della parola" uscito presso le edizioni Fermenti.

RECENSIONI

Marino Piazzolla, poeta e scrittore pugliese - nato nel 1910 e morto nel 1985 a Roma, dove si era stabilito nel 1945 - nonostante il suo intenso impegno nell’area di Parnaso ed una ricca e variegata produzione cui non erano mancati riconoscimenti critici di rilievo, è rimasto un caso anomalo nel quadro delle nostre lettere contemporanee, forse proprio perché non allineato né allineabile, critico senza peli sulla lingua, poeta scomodo per molti. Fu da qualcuno considerato l’ultimo nostro scrittore bohémien, anche se non gli era mancata una professione, che esercitò a lungo, professore di filosofia nelle scuole medie-superiori. Per una sorta di paradosso o capriccio del destino a lui, che, sostanzialmente povero, non aveva mai mirato ai soldi, piombò addosso, in età ormai avanzata, una grossa eredità che, seconda la sua volontà, rese possibile il sorgere di una Fondazione letteraria a lui intestata, che nel 1993 gli dedicò, come Omaggio, in due folti tomi, un’ampia scelta delle sue opere, come poeta e come critico, corredata da una ricca selezione di interventi esegetici su di essa. Da allora non si può dire che i nuovi studi di qualche impegno sulla sua poesia siano stati numerosi: per questo merita particolare attenzione questo lavoro, la cui autrice da tempo sta dedicandosi al poeta Piazzolla. Nei dieci capitoli in cui il volume si articola la studiosa propone concise ma limpide ricognizioni su alcune linee di forza dell’opera di Piazzolla, dal "pathos poetico" alla parola nel suo potenziale misterico e magico che caratterizza le sue invenzioni più alte fra cui in primo piano le Lettere della sposa demente; ma neppure si trascura il versante della formazione e le suggestioni, mai passivamente subite, della poesia e della cultura d’Oltralpe (cfr. i cap. VIII, Piazzolla e il simbolismo, e il IX, Piazzolla in Francia). Scrive la Calzolari: "Autentico assertore della necessità di coniugare arte e vita sociale, Piazzolla incarna una concezione ontologica sovratemporale e sovraspaziale che conduce alla trascendenza, luogo poetico in cui si fondono essenza umana ed espressione artistica, grazie al ricorso ad una sacralità che a poco a poco il mondo distrugge, fino ad indurre nel poeta la sfiducia nella propria capacità di intervento".

Questa visione in negativo, di sconfitta e di rifiuto di fronte al mondo ottuso e impietoso - che trova nell’opera Il pianeta nero la più drammatica testimonianza - riaffiora un po’ in tutta l’opera di Piazzolla, ma l’amarezza per la dura realtà si decanta a volte nel velato sorriso di un sogno: " Appena vedo gli uomini, mi racconto storie di angeli e per un istante mi nascondo sotto le loro ali".

(Alberto Frattini in Libri e riviste d’Italia, maggio-agosto 1999)

 

"Pur nella molteplicità espressiva del suo essere scrittore ed intellettuale, Piazzolla fu, infatti, sostanzialmente poeta nell’accezione precipua del termine: da poeta affrontò non soltanto la letteratura, ma anche la vita, la politica, la cultura...": sono parole tratte dall’introduzione al volume " Piazzolla - Mistero della parola" (Fermenti Editrice, Roma, 1999) che Antonella Calzolari ha dedicato al poeta, parole che sinteticamente danno l’identikit di un poeta anomalo, tormentato, deluso e pugnace, proteso com’è stato per tutta la sua vita ad "affrontare un percorso di conoscenza spinta al massimo grado" con gli strumenti dell’arte.

Antonella Calzolari è sicuramente una tra le giovani presenze critiche più interessanti, più acute degli anni ‘90 ed anche questo suo libro rigoroso sta a dimostrarlo. In esso la Calzolari ripercorre l’itinerario di Piazzolla scandagliando la produzione pressoché sterminata del poeta in undici capitoli e in una "Conclusione".

Soprattutto in questa pagina finale (pagina esemplare per sintesi e spessore) la Calzolari sa dare, quasi a mo’ di epigrafe, il dramma di un poeta in disarmonia con il proprio tempo che accetta agonisticamente l’emarginazione e la solitudine: "Così avviene, pur nella oscurità del fenomeno, che Piazzolla poeta della contestazione del potere, poeta dello sperimentalizmo artistico ed ideologico, poeta della difesa della libertà dell’individuo in quanto partecipe di una collettività continuamente modificantesi, venga a trovarsi ai margini di un pianeta culturale verso il quale egli stesso si fa duro critico e accusatore ad oltranza. Piazzolla rimane chiuso in una cocente delusione del mondo, in un sentimento spietatamente espresso da uno dei suoi "Detti immemorabili": - Appena vedo gi uomini, mi racconto in fretta storie di angeli e per un attimo mi nascondo sotto le loro ali-".

La Calzolari ha avuto infine la bella idea di concludere questo suo denso studio, che ripropone di forza un poeta, con le testimonianze di critici e scrittori frequentatori o amici di Piazzolla.

E forse proprio in una di queste testimonianze, quella di Ugo Reale, è reperibile la reale cifra della poesia di Marino Piazzolla: " Se di fronte alla cospicua opera poetica di Marino dovessi esprimere una preferenza, indicherei le poesie ispirate d sentimenti elementari, di tutti: l’amore, l’amicizia, la bellezza della natura, la solitudine e il presentimento della morte; le poesie realizzate in una misura esatta, su un disegno chiaro ...".

(Rodolfo Di Biasio in Magazine, 5/12/1999)