"Inoltre" di Andrea Filippi

Nota critica di Donato Di Stasi

Se la poesia viene reclusa nei sotterranei delle coscienze e delle librerie, Inoltre contrasta questa tendenza all'ottundimento attra­verso il suo continuo salire scale di passioni e rimpianti, di nostal­gie e utopie quotidiane per guadagnare la superficie delle cose e abitare stabilmente, senza nascondimenti, il mondo.
Come il Kerouac avvistatore di incendi, autore dello splendido e generazionale Desolation Angel, Andrea Filippi, guardia foresta­le, consegna alla scrittura il suo immaginario intessuto di visioni naturali e riflessi mitici; compone i suoi idilli forzando a volte sul versante lirico, oppure preferendo la tensione gnomica, la rifles­sione morale nell'urgenza di comprendere il reale ("Lassù erava­mo angeli, / qui siamo soltanto / uomini senza braccia").
Inoltre si inserisce nel filone del bìldungsroman, non affidandosi alla prosa d'invenzione o autobiografica, ma alla forza della poie-sis, capace con i suoi procedimenti ellittici di continue rivelazio­ni: è il caso dell'amore infelice metaforizzato nella cattività di una rondine, il cui volo viene impedito da uno spago stretto alle zampe; è la riscrittura del mito di Icaro, paradigma del disincan­to per chi entra nella vita adulta.
Si scrivono spesso parole di circostanza per giustificare il subisso di versificatori toccati in sorte alle stamperie patrie, ma sono pronto a denunciare sorpresa nell'avere scoperto in questi versi, pur ingenui e sentimentali, pur quasi a digiuno di prosodia, alcu­ni lampi poetici degni di un qualche memento. In questi tempi, macilenti e sordi, non è poco. E il lettore non ne rimarrà deluso.

Donato Di Stasi