Oltre le vette

di Lory B.

Prefazione di Donato Di Stasi

Giova sempre premettere qualche nozione di sociologia letteraria, per definire la reale incidenza della morbosità, del voyeurismo, della sessuofilìa dei nostri tempi malati: scrivere oggi significa rimestare nella fatua e anestetizzata giostra sociale, talmente torpida da sussultare solo per violenti scossoni emotivi.
Tale sembra il tentativo insito nella trama di Oltre le vette, curioso connubio fra la tradizione libertina del '700 francese (sofferenze e sanguinamenti nella guerra del sesso) e il resoconto di viaggio verso le Dolomiti-Tibet, dove agognare lo spazio del silenzio inferiore, dopo le crude esperienze del dolore esteriorizzato.
Detto che la pseudonomìa viene adottata più per pudore che per censura, Lori B. annota la caustica persecuzione di un'innocente, la protagonista Marlene, contrapponendo un'ariosa sinfonia pastorale, con qualche levigatura sul modello del romanticismo inglese del Lake District, a una narrazione noir secondo il meccanismo della coazione a ripetere, dal momento che i personaggi non solo non riescono a fuggire la violenza, ma ne giustificano l'esistenza con motivazioni a volte viscerali, a volte razionali.
La narrazione si incentra sul tema dell'amour fou (l'amore folle), insediato con i suoi procedimenti misteriosi nella coscienza dei personaggi: l'Autrice scruta i recessi della mente per scoprire in quale modo la razionalità autoritaria della Società del Successo si manifesti in una sessualità ossessiva che ha come unica meta la soddisfazione di sé, il possesso più bieco, fino al gesto estremo del delitto, rovesciamento ultimo della passione amorosa e pretesa patologica di sempiterno possesso.
Lory B. appare abile nel delineare situazioni oscure che dialettizzano l'incontro carnefice-vittima (si vedano le pagine in cui Marlene viene reclusa nell'appartamento di Max come una schiava), perché l'ubi consistam della storia ruota attorno al mancato riconoscimento dell'Altro, come dire che in un mondo votato al più delirante individualismo e relativismo nessuna favola è più possibile, specialmente quella a lieto fine dell'happy family.
Da questa frattura, da questa assenza di moralità intellettuale e ideologica deriva la violenza efferata che fonde sesso e ragione, decretando la facilità con cui si oltrepassa il limite giustificativo e difensivo dell'ordinato vivere sociale.
A questa interessante ricerca sui contenuti Oltre le vette non associa pretese eccessivamente letterarie (la dimensione espressiva dello stile curato e della frase ricercata), prevale invece una evidente necessità comunicativa: l'ansia di congegnare storie risponde al bisogno di sottrarre gli eventi dell'esistenza al loro anonimato, al loro precipitare nel nulla della dimenticanza.
Se gli individui sono isole che affondano con il carico dei loro ricordi, è compito della scrittura salvare questo patrimonio, senza mentire sul loro grado di crudeltà o di vicinanza al bene.
Lori B. costruisce la trama di Oltre le vette su definite coppie appositive: amore-perversione, follia urbana-razionalità agreste, insussistenza della felicità-inestirpabilità del male, così come i personaggi che occupano la scena agiscono sempre all'interno di una liaison: inizialmente compaiono Marlene e Max, nella seconda parte Marlene e Daniele.
Segnata, come si diceva, dal burrascoso rapporto con Max ("Il giorno lavoravamo e la sera facevamo sesso, sempre più forte, sempre più duro, sempre più umiliante"), Marlene incarna il desiderio di normalità, evidente nella prefigurazione fallita della diade coppia-matrimonio. La protagonista rappresenta in questo romanzo breve la disposizione all'angelicum (magrezza e armonia delle linee del corpo, illuminato da una messe di capelli biondi).
Max esibisce il rovescio luciferino (sproporzione dell'altezza e infernalità degli occhi) attraverso un repertorio di efferatezze contro la sua amante, che si dispiega nelle più classiche atmosfere da thriller. La timida figura di Daniele assolve al compito di deus-ex-machi-na, di motore del plot fino allo scioglimento finale, in vero assai esiziale: (Con Daniele) "era come pulirmi l'anima dallo schifo e dal dolore che ancora sentivo".
La pagina conclusiva allude a una liberazione e a una speranza che si sostanzia proprio quando non sembra esserci più posto per alcuna visione positiva delle cose del mondo, a dimostrazione del fatto che la scrittura viene vissuta come continuazione di ciò che la vita non ha permesso di vivere fino in fondo.
Forse non è peregrina la scelta linguistica dell'Autrice per comporre questo testo (colloquiale, informale, assai vicino alla vulgata quotidiana con i suoi idiotismi, solecismi, anacoluti), se finisce per dare concretezza a un'idea convinta di letteratura popolare.
Lori B. con il suo Oltre le vette non ci consegna la facile postilla della pornografia, piuttosto le titubanze, le prove di un tenebroso ma illuminante romanzo di formazione, nel quale l'anormalità del desiderio, la rivolta contro il pluralismo, un'insopprimibile volontà di riscatto individuale si fondono in una trama che lascia tracce durature nella mente del lettore.

Donato Di Stasi