Candidi asfodeli e vezzose ortiche

di Gemma Forti

Recensione di Domenico Cara

Ritratto di Gemma Forti eseguito dal pittore Mario Russo, 1992

Ritratto di Gemma Forti
eseguito dal pittore Mario Russo, 1992

L'iconografia di questa nuova silloge di versi di Gemma Forti è elaborata sen­sibilmente in una linearità epigrafica,su precisioni ritmiche(inquiete,attoni­te), combinata su mobilità fraseologiche tese,narranti,legate alla storia di questi anni sconvolti, alla natura dilaniata, al fermento emozionale del negati-vo, dove s'inalvea su materia desolata. Al centro della pagina il corpo del piccolo poema si staglia emblematico, non trascura affatto stemmi ed arabeschi nobili, progressi di misura su alcu­ne vicende delle avanguardie e delle post-avanguardie (ormai in disuso? tardive nel modello risaputo della sperimentalità magmatica? riscoperte della mimesi e dell'ira (civile) dell'epoca a cui le opinioni e le immagini sono riferì- | te»e cioè in una configurazione dell'attualità commentata e disperataci estri impliciti?) .

Senza dubbio la matematica delle parole è cifrata da scrupoli amari,da filologie in rivolta,senza ambiguità o fortuna di un qualsiasi senno di j poi .Gli effetti (oltre che della terribilità di cui si serve: devastante e socialmente precipitosa) sono aiutati da un disegno centrale spezzettato, su maiuscole d'irrisione,spostamenti di modo e di concepimento a strappi, in una laicità illimitata e non illesa, consecutiva, madornale, caparbia, sottilmente allegorica. E tutti i fondamenti le strutture configurano un sicuro disappunto sconcertante,che non si limita a modificare soltanto la staticità strofica a l'enjambement, o o qualcosa che giunge dopo per fare poesia più esplicita, dura, insistente, e distillato spettacolo.

Tutto converge nei riferimenti mossi per minuscoletti e maiuscole leziose,oer itinerari rarefatti contrassegnati da una libertà sarcastica, in apparenza leggera,tutto sommato protesta di una coscienza non astratta e-se mai-colorata dalla sua verve, che è derivata dagli inganni nei cui sentieri Gemma Forti ci porta come lettori di verità acri, e di forbiti punti di vista memoriali che non salvano alcuna libertà. Dentro lo sparso clima di questi eventi, non deviati, avventurosi non ameni e tanto crudeli, è possibile scoprire una feticistica voluttà di uno stile, insieme alla sofferenza testimoniale. soprattutto descritta nella mede­sima simbologia, al cerimoniale incalzante a cui l'ansia informativa ci appen de, per riflessione poetica e-in ogni caso-per destino culturale e inopportuna na morte collettiva, frea le spontanee tensioni del male che "grida rabbioso".

Gli esempi sono tanti, le illazioni che circondano gli argomenti violenti, così come il pessimismo d'una favola che consuma il nostro tempo e che il poeta, eterno clandestino, non riesce ovviamente ad esimere. Nel medesimo flusso d'intenti umani,gli spazi stessi conferiti alla parola comuni. cano un'eloquenza che mai s'increspa, e gli anfratti di essa sono studiati per l'urto di ogni colpevolezza, mentre si allude occidentalmente alla sua oggettività. Ma se le civiltà sono in crisi, l'uomo non sa perdonare e uccide,e l'inferno moltiplica i propri abissi, così come la vita si affida al poeta perché vengano conosciute e

Domenico Cara