Inoltre

di Andrea Filippi

Recensione di Giuseppina Luongo Bartolini

Donato Di Stasi, in postfazione, si dichiara felicemente sorpreso per avere scoperto, nei componimenti di Andrea Filippi, il tocco sacro della poesia, anche se non può fare a meno di notare che, in questi versi "pur ingenui e sentimentali, pur quasi a digiuno di prosodia", ha individuato "alcuni lampi poetici degni di un qualche memento" per cui "in questi tempi macilenti e sordi, non è poco. E il lettore non ne rimarrà deluso".
Andrea Filippi, infatti, non ci delude. "Guardia forestale - continua il Di Stasi - consegna alla scrittura il suo immaginario intessuto di visioni naturali e riflessi mitici; compone i suoi idilli forzando a volte sul versante lirico, oppure preferendo la tensione gnomica, la riflessione morale nell'urgenza di comprendere il reale" e con seria convinzione, egli lo apparenta al Kerouac, avvistatore di incendi, autore del celebre Desolation Angel.
Poco meno di cinquanta poesie, testimoniano dell'assunzione di responsabilità del critico conduttore, in questo libro, frutto evidentemente di una scelta raffinata e assai scrupolosa. Se ne evidenziano alcune tra le più felicemente espressive, per le quali, senza dubbio c'è da far fede sulla vocazione di questo autore che, se per ora è fuori delle grandi autostrade della poesia e della letteratura, può aspirare, proseguendo il suo percorso, ad un ascolto interessato e favorevole della sua opera, nel campo piuttosto difficile della scrittura e della letteratura, come è noto.
"Come un aquilone" (p. 21) ci propone, in maniera abbastanza originale, la vicenda di un rapporto sentimentale che si colloca ad un certo livello di forte spinta emotiva che l'autore trattiene affacciandosi sulla razionalità del suo istinto di conservazione ed il suo amore per la libertà individuale. "Il trucco non nascondeva i tuoi occhi gonfi, | anzi, colorò le tue lacrime di nero | che quando caddero poi ti rigarono il volto | ed io guardandoti | capii quanto avevi pianto. | In quegli occhi azzurri come il cielo | io ero andato come una rondine... | Non avrei voluto farti piangere | ma, ormai, in quelle righe nere | che ti partivano dagli occhi io ci vedevo solo | le sbarre di una gabbia".
Ed appare evidente, in questa pagina, il tono prosastico, ma privo di affettazione, l'approccio ad una realtà interiore che non si camuffa tra immagini devianti, ma tocca un realismo di scelta poetica che rende bene, senza sbavature, il clima e la distanza di tutela che l'autore stesso reclama, nonostante tutto, l'attaccamento e l'amore, a difesa della sua libera privacy.

Giuseppina Luongo Bartolini