Le grazie brune

di Velio Carratoni

Recensione di Maria Grazia Lenisa

"Il tormento dell' amore disincarnato simboleggia tanto
più l'ultima verità dell'amore, quanto più la morte di
coloro che esso unisce si avvicina per colpirli."
George Bataille

Velio Carratoni è un autentico libertino ed il vizio -come scrive Dario Bellezza - "è l'eterno conflitto tra identità e alterità" che non conosce ricomposizioni nel sesso, ma ne fa il tentativo nella solitudine dello scrittore, del lettore.
Il problema è la conoscenza del male e la pia Emily Brönte, tesa alle pratiche religiose nella vita, nella scrittura di "Cime tempestose" lo conobbe a fondo, non meno di De Sade e di Carratoni. Questo concetto non fa parte delle mentalità comuni che pensano che solo fare il male sia male: la sensualità che non si compie e non si esplora, ad esempio, da lo stesso tormento della sensualità esplorata al limite dell' erotismo. E' un delitto perfetto, già una morte.
Dario Bellezza identifica il personaggio principale di Manio con lo scrittore Velio Carratoni e fa una premessa da profondo conoscitore; il romanzo LE GRAZIE BRUNE è spregiudicato, non amorale, quanto immorale, perché i personaggi sono consapevoli di una morale da scardinare in nome della loro libertà. Neppure 1' infanzia di Manio è innocente come la torbida adolescenza in quanto la curiosità di conoscere le sensazioni più vietate, è presente. Il corpo è uno strumento che può essere violino, irridente clacson e che comunque va esplorato dai visceri alla sua esteriorità, il corpo va ascoltato in uno sregolamento di sensi, non indotto da droga, ma dalle endorfine del proprio cervello, allenate a cogliere il più sottile tormento o la più ineffabile gioia, pronta a infangarsi.
La grandiosità del 'teatro' carratoniano è un mixage di letteratura e male, un De Sade che si identifica con l'oggetto del proprio piacere-dolore e che sa distaccarsene con I'indifferenza di Celine, da scrutatore dell' oggetto stesso, onde ampliare la sua conoscenza in una nuova identificazione più completa dell'altrui esperienza. La pretesa delle sue donne di appartenere a tutti e a nessuno, in nome della libertà, fa il gioco dell' autentico libertino che se la ride, in quanto ciascuno è schiavo dei propri vizi che in quanto vizi sono ripetitivi come l'atto sessuale e conoscono 'soluzione' solo nel delitto. La vita sessuale della femmina umana si fonda sulla paura del maschio il quale compie uno scasso e il primo accoppiamento avviene nel sangue. Così è una violenza (voluta o meno) non già un' armonia. La lotta ha, come afferma Batailley per posta la morte.
L' animalità coatta de LE GRAZIE BRUNE di Velio Carratoni, nel protagonista Manio, segue le piste olfattive e visibili nelle variazioni del rapporto, tentando di ampliare nella tensione e curiosità erotica la ripetitività dell' atto sessuale, per altri 'siti' ed emozioni trasversali. E' una ricerca che può portare nel coacervo degli odori a distinguerli, a trovarne di inediti o complicati per misture animali, vegetali, minerali (sudore, profumi, borotalco o ciprie, sperma e lavaggi schiumosi ). Manio si trova ad essere come l'assaggiatore di vini in una cantina che conserva liquidi adulterati ma eccitanti e pericolosi insieme ad altri di sapore antico come il Falerno, Potrebbe anche accadere che il comune atto sessuale (chiodo dentro il muro, bottone nell'asola) sia più strano, a forza di stranezze diverse).
Mi rendo conto, riferendomi al concetto di vizio,che ha qualcosa in comune con !' abitudine, per quanto lo si neghi in ragione della ricerca e per il fatto che l'una ha carattere di staticità, l'altro di dinamicità. Intanto rappresentano entrambi una costrizione ed il vizio ha solo l'apparenza della libertà, per l'ampliamento dei confini dell'atto sessuale fino allo sconvolgimento e al piacere unico che è la morte.
La sensualità ha perso la sua ragione logica e l'erotico viene ascritto alla ricerca fisica che è scavo e tumulto fin nei visceri del personaggio il cui corpo è come sezionato e in rivolta alla disposizione normale degli organi stessi. La psiche di Manio da una scossa a tutto il suo essere come fosse un caleidoscopio ove vedere varie decomposizioni e fortuite composizioni. E* una rivoluzione anatomica in un corpo vivo ed il pensiero si fa chirurgo. Il gioco è pericoloso e difficile e richiede giocatori esperti, non sentimentali e neppure abbrutiti ma capaci anche di svestirsi del vizio in un lavaggio di pensiero e azione. Il delitto perfetto intanto viene esercitato a livello virtuale sull'amore come sentimento nobile ed anche generante la vita.
L'organo sessuale delle femmine di Manio non ha luogo fisso ed egli inanella altri rapporti onde allargare i confini e provare le esperienze di altri uomini che ha sorpreso, di nascosto, nel gioco erotico. La donna, spesso, è consapevole dell' osservatore, ma questo non toglie 'verve' al suo 'lavoro', per lei avere uomini è libertà, è essere di se stessa. Il vizio ha così l'apparenza della libertà.
Se Bellezza ha chiamato Manio col nome di Velio, ciò vuol dire che l'esperienza dello scrittore che si identifica con l'oggetto 'amato' ,è assai vasta, di tipo sadiano, ma anche richiama, in complessità di sensazioni, lo stesso Proust. E' un accostamento arduo, ma possibile per la finezza che lo scrittore sa dimostrare, descrivendo infine ciò che è umano. In questo essere tutti, appartenere a tutti, provare ogni esperienza, anche la più umiliante, è il senso dell' annullamento e della morte., ultimo traguardo.
Manio non è sicuramente Don Giovanni, non mente a se stesso e alle altre o agli altri, non è Casanova: egli seziona una donna come se stesso, ricompone e decompone le parti del corpo nella sua psiche, la divide con altri, per averla più ricca e possedere le esperienze degli altri.
Nel primo capitolo si delinea il carattere del personaggio apatico e insieme attivo, a seconda delle occasioni e degli stimoli. E' un uomo che gira col suo letto portatile, onde segnalare la disposizione all'uso. Il letto quindi non è fatto per dormire ma per attuare la sua ricerca di laboratorio.
L' erotismo comporta la pluralità degli aneliti nel vivente e si avvale dell' olfatto, del tatto, dell' udito, del gusto....le descrizioni carratoniane riescono a stabilire con le solitudini dei lettori un autentico contatto. E' come avere il raffreddore di fieno davanti a un quadro che dipinge un folto campo di graminacee. Vale a dire che gli odori, i sapori, i profumi si sentono così come il dégout che fa vomitare Manio. Un po' per lui è mettere due dita in bocca, vomitare, e continuare a prendere il cibo, sperando di digerirlo.
Tutto induce sensazioni: la biancheria, i colori, le scarpe, tutto ciò che è intimo , attaccato alla femminilità più segreta; sconvolgente è il rumore dell' acqua nel bidè, odore di altri, di se stesso nel piacere di non sentirsi sporco e aver sporcato Bocca o fica sono lo stesso tunnel senza uscita, ma la bocca è pericolosa come la morte per la chiostra dei denti animaleschi che possono stringersi nella follia. Salvezza è l' occhio che vede e poi si allontana, la carne che avverte l' urlo per qualcosa che accade solo nel proprio pensiero.
La donna (Loris, ad esempio) seziona psichicamente l' uomo, come se a ciascuno con cui 'va', togliesse un pezzo: ad uno i piedi, all'altro gli occhi, ad un altro il pene grosso o piccolo per farsi l' uomo ideale. E' un sogno tremendo e seriale. Non c'è né l' uomo né la donna, ma la moltitudine che cancella, l' ammasso dei corpi nudi in una fossa comune: la vita per la morte. L' orrore che ne nasce/ accende il brivido e freddo e caldo sono la stessa cosa.
Carratoni da una dimostrazione, a livello di De Sade, di Emily Brönte, di Michelet, per intenderci e si allinea tra gli scrittori erotici più forti e oserei dire perfino meno ripetitivi, trovandosi un materiale vivente e scrittorio in una Roma degradata. E', fra L'altro lo scrittore più audace dei nostri tempi e il suo romanzo è una denuncia dei tempi che viviamo, è un coraggioso esploratore del suo mondo corporeo e psichico con una coscienza lucida e quella capacità di distacco che è doppia; da se stesso nel vivente e dal se stesso personaggio. Il libertinaggio è realistico e inventivo, avviene tra il sé e il se stesso detto,sia come uno iato che ne garantisca l'alterità, sia come una fusione che imprima forza e verità. E' questo intrigo-disintrigo un grande pregio dal punto di vista letterario.
Così possiamo ascriverlo alla letteratura erotica: si pensi ad Aristofane, all'antologia Palatina, presso i romani a Ovidio, a Catullo, a Properzio, al trionfo del Satiricon di Petronio, all'Asino d'oro di Apuleio che vorrebbe essere, nel culto di Iside, un atto purificatorio....
Certo i miti contemporanei sono altri e nel XX secolo c'è l' impronta di Freud, data all'erotismo, c'è la bassa cultura massmediale, ma le donne di Manio nel loro anelito di libertà che è alla fine annullamento, sono il prodotto di una società, fatta per la morte e tentano di sfuggirla, esprimendo il distacco dall' uomo sezionato e scomposto così come l'uomo diviene protesi che si attacca e si stacca dalla donna.
Se poi, in questa realtà, c'è chi crede nella forza del bene, non può non notarne la debolezza, in quanto dal male nasce una forza creativa prodigiosa e lo ha dimostrato una donna Emily Brönte che mai ha conosciuto l' amore, calandosi virtualmente dentro il male. Questa donna vale il Divino Marchese e si pone sulla scia dei grandi scrittori erotici, pur vivendo una vita semplice e risibilmente onesta: ma, per giungere all'erotico, ognuno ha le sue vie.

Maria Grazia Lenisa