Zeffiro cortese

di Gemma Forti

Recensione di Dario Bellezza

"Stare nella vita con poesia"

In questo fine millennio, cadenzato da incanagliamenti avanguar-distici e da sperimentalismi fine a se stessi, trovare poeti che coltivano l'amore per la parola, lontano da finte trasgressioni e da clamori mul­timediali, è una sorpresa, anzi oserei parlare di un vero, piccolo prodi­gio. Se poi questi "facitori di parola" si ritagliano uno spazio nel cuore medesimo della poesia è un dono graditissimo, oltre che il segno ov­vio della vitalità del "verbo poetico" che sbarbarianamente diventa: "un ciotolo pesante". E ancora se questi versi sono "pensieri poetici" sparsi lungo una vita, come quelli di Gemma Forti, il tutto assurge a miracolo confermando la parola di Gianfranco Contini: "La poesia non tollera ipotesi, ma solo l'evidenza dei miracoli".

"...Così la mia
la tua anima
si apre al divino
e varca la porta"

Quest'opera smilza ha una sua monumentalità nella tenuta. Sia­mo di fronte ad un arcipelago poetico dove l'isola principale è l'amo­re. Amore per la ricerca, per la scoperta, per la natura, per il poetico e soprattutto per l'essere umano. Da lì viene l'ostinata speranza nel­l'uomo nonostante la storia cieca e la fatica quotidiana del vivere e del glissare la morte.

"...Eppure
tuo malgrado
hai avuto un lampo
un guizzo di tenerezza
uno sguardo furtivo
che ti ha fatto comunicare
con me
e
per un attimo
ha permesso di penetrare
io sola
dentro di te".

Scrivere poesie ragionando sui fatti della vita, sull'esperienza real­mente vissuta conservando un filo dì razionalità che trapassa il lirico, questo mi sembra un dato importante nella poesia dì Gemma Forti. Seguendo la strada di poeti inglesi come: Hardy, Auden, Spender, la nostra autrice riesce ad elevare il quotidiano facendo emergere attra­verso un dettato essenziale una poeticità scultorea. Inserisce in bloc­chi feriali un'anima festiva, insomma fa emergere il poetico dall'impoetico.
Questo libro di versi ha il pregio di evidenziare l'animo lieve ma anche la mente razionale della sua autrice.
Oltre a leggere molto, anzi direi a divorare poesia, e parlo di quella migliore, Gemma Forti la rumina e poi ce la restituisce sulla pagina con un segno assolutamente personale ed inconfondibile.
Il percorso del libro che copre un arco temporale di almeno tren-t'anni potrebbe far pensare a grossi squilibri, non è così, certo vi sono componimenti più levigati e componimenti più grezzi, ma la voglia di liricizzare il quotidiano sliricizzando il poetico è presente dal pri­mo all'ultimo verso.

"...Una sola
si stacca
e
per un attimo
si avvicina.
Ma
sempre più sola
vado innanzi". (1963)

"...Torre di Babele nella notte.
Vari accenti si incrociano
voci e mani diverse
s'intrecciano.
Il battello sull'Hudson
riposa
domani
riprende il cammino". (1980)

Una onnivora curiosità, stemperata da una capacità di giudizio che miscela sempre mente e cuore, e una metodicità nell'annotare, con lucidità espositiva e con afflato lirico, fanno di questi pensieri poetici un mondo di parole che riesce a trasfigurare le fibrillazioni spon­tanee dell'esistenza in efficace poesia.
Gemma Forti porta nel suo "diario quotidiano": memoria, emo­zioni che narrano smarrimenti e turbamenti, stupori che sì intreccia­no alla trama del mondo reale e al mondo che sta dietro a quello visibile. Ogni avvenimento appare scontomato da una superficie del­la memoria che lascia trasparire dalle sue fenditure i sedimenti del tempo.
La nostra autrice lavora dunque sul senso, e cioè tende a farsi oggetto senza mai identificarsi con la realtà, e così scioglie ogni divi­sione tra mondo interiore e mondo esteriore.
Quello che preme a Gemma Forti è rappresentare, senza astra­zioni o filosofemi, la dimensione mentale delle "cose".
Il suo lavoro è dentro la materia anima e dentro lo spirito paro­la. Sembra insomma che la nostra poetessa voglia ritessere le intricate trame dell'universo partendo da una condizione semplice quale è l'io generante e dunque parlante. È insomma la parola che crea e che di­sfa. Ecco allora che la parola, nella sua totale e assoluta ambiguità, diventa bisogno vitale dì canto ma anche possibilità di canto autentico.

"...L'anima, come un colibrì,
vola
vola
vola
e cerca Dio.

E cos'è Dio?
Dio è pura essenza
principio di principio.
Forse
l'anima è
Dio"

I pensieri poetici di Gemma Forti, lei così ama definirli, vivono la verità di equilibri formali sospesi. Animati da magiche ritualità attraversano spazi ambigui dove il respiro e il battito del cuore possono diventare anche una opinione.
La parola è sempre precisa, lucida, partecipe. Il percorso è dun­que chiaro, è la nitidezza.
Gemma Forti abbatte con la sua parola le forme della consuetu-dine, infatti non registra avvenimenti, ma crea eventi poetici.
Nella struttura strofica i versi spezzati, le cesure frequenti, sono un modo di vestire ciò che diventa ben presto tono, musica, forma.
Togliendo con poeticità la quotidianità alla ripetitività e alla noia ma anche all'esaltazione e all'encomio passeggero, Gemma Forti ren­de la stessa quotidianità epopea poetica. Una epopea poetica sostenu­ta e scandita da versi sempre corti, tesi come corde di violino o come filo di ferro, dipende. Ora ansiosi e rapidi, ora distesi e discorsivi que­sti pensieri poetici possiedono una musicalità incalzante, una visivi-tà coinvolgente e una storia affascinante.

Dario Bellezza