Che avviene, quando frammenti di sincerità scrittoria vengono indirizzati contro la banalità imperante?

Ci si trova di fronte a un intellettuale che ritiene essere giunto il momento di contrastare la maggioranza rumorosa, sessuofaga e consumista, opponendo pluralità di timbri, multiformità lessicale, lievi e taglienti oscillazioni semantiche, pensieri speronanti.

Velio Carratoni, mente affilata e sarcastica, scava nel delirio collettivo, getta in aporia la società pornocratica, rendendo visibili le superfici di frattura, senza riguardo al rischio di scoprire la natura annichilente di un mondo senza più storia, se non quella della Mercé Eterna, eternamente venduta e comprata.

In uno stile nervoso e racchiuso nel giro di poche concretissime parole, Carratoni polarizza il carattere tossico della pornografia, postulando l'erotismo come gioco-conflitto liberatorio; i suoi aforismi scendono nell'abisso della corporeità, la interrogano, risvelando la perduta estasi dei complementari (il maschile e il femminile).

Il sorriso funesto non persegue effetti consolatori, non ricorre all'abusata captatio benevolentiae del divertissement fine a se stesso, al contrario apre la scena con un sipario di sgradevolezze e corrosività, intessendo la trama delle proprie riflessioni con un ghigno maldestro, che conduce il lettore a scoprire il lato oscuro e sconfitto della sfolgorante Vita dei Piaceri.

Donato Di Stasi