Sotto il cielo di Roma

di Filippo Bettini

Introduzione di Filippo Bettini

Genere e contenuto

Questo è - da quanto ci è dato sapere - il primo thesaurus dedicato alla presenza di Roma nella storia della poesia di ogni tempo e luogo. E, come ogni theasurus che si rispetti, aspira a raccogliere ed ordinare tutto quanto è stato prodotto e pubblicato sull'argomento.
Non è, dunque, un'antologia, ma piuttosto il suo inverso speculare, perché la "parzialità" dei testi estratti dall'opera di ciascun autore è in funzione della potenziale "totalità" delle loro voci specifiche di testimonianza e di rappresentazione sul tema prescelto. L'estensione dell'arco crono­logico indagato - dalle origini della letteratura greco-latina della Roma repubblicana alle neoavan-guardie italiane e straniere del secolo appena trascorso - la complementare vastità dell'ambito geografico-spaziale ad esso collegato (praticamente l'intero pianeta) e soprattutto la straripante dovizia di tributi poetici che Roma, più di ogni altra città al mondo, ha suscitato nella comunità degli scrittori - accendendone immaginazione e sensi, acuendone gusto e volontà espressiva, risvegliandone richiami profondi al mito delle epoche antiche, innescandone momenti di ausculta­zione inferiore e di meditazione filosofico-esistenziale: tutto ciò descrive le proporzioni di un'im­presa che, per la quantità di tempo, di persone e di energie impiegate, per la continuità di uno sforzo protratto negli anni, per l'infinita molteplicità dei riferimenti bibliografici e delle relazioni intertestuali, non è esagerato definire fisicamente "colossale". Ed, essendo intrinseca al genere suddetto l'impossibilità di abbracciare l'interezza della materia esistente e, ancor più, di acquisi­re una volta per tutte la validità rappresentativa dei risultati raggiunti, va da sé che l'istanza di completezza necessariamente postulata in partenza va interpretata e fruita non come dato empi­rico compiutamente realizzato, ma come principio dinamico e fondativo del senso dell'opera e, quindi, come sprone alla ricerca attuale e futura - per chi ha condotto a termine il presente lavo­ro e per chi, a partire da questo, voglia rispondere allo stimolo di procedere oltre, unendo la forza della propria passione e della propria competenza.

Impostazione e struttura

Si presentano alcune domande prioritarie a cui è bene che il lettore riconduca le risposte offerte dalla cura del libro.
È giusto chiedersi, in primo luogo, quali siano i confini tematici del richiamo discriminante a Roma. Come si potrà appurare fin dalle prime pagine, e ancor prima, dalla struttura dell'indice, la linea di demarcazione è la più lata possibile. Ben oltre la veste descrittiva del paesaggio romano - dell'urbe, dei suoi rioni, dei suoi palazzi e monumenti, del suo fiume - è in gioco la storia della città nelle sue diverse epoche ed anime: la Roma dei Cesari, La Roma dei Papi, La Roma moderna e la Roma contemporanea. Ma, anche al di Là di questa, salgono in primo piano Le molteplici acce­zioni metaforiche in cui si configura la presenza di Roma sul piano culturale, etico, antropologi­co, storico-politico, estetico, psicologico-interiore: luogo di sollecitazione, di catalizzazione e di incrocio di esperienze eterogenee, che vanno anche al di là di Roma ma che da Roma traggono la loro ispirazione e linfa vitale. In siffatto contesto perde valore, naturalmente, qualunque distin­zione di ordine quantitativo. Non è la lunghezza della citazione ma la concentrazione dei signifi­cati in essa racchiusi a decidere della sua importanza. Vi sono, negli antichi come nei moderni, passaggi anche di due versi o poco più, che, per essenzialità e ricchezza di messaggio, assumono un rilievo pari o superiore a quello che rivestono interi componimenti: così è per il Venerabile Beda, o, tra i moderni, per KLee e la Cvetaeva. Ad essere esclusi sono stati solo i riferimenti in cui Roma gioca un ruolo secondario e casuale, senza mai uscire dallo sfondo lontano degli eventi in cui è anonimamente inserita.
E proprio la precisazione ora enunciata aiuta a rispondere alla seconda, e più urgente, doman­da che concerne gli autori e le correnti delle rappresentazioni testuali. Una volta esclusa la via facile della crestomazia dei "bei frammenti", dettata, in un'ottica metastorica, da un gusto mera­mente impressionistico (a cui si è, per altro, ispirata la quasi totalità delle antologie finora con­cepite), è stata, in certo modo, una scelta obbligata perseguire la strada maestra della ricostru­zione storico-temporale. Detto diversamente e in parole molto povere: rinvenire la nascita dell'i­dea e dell'immagine di Roma nella scrittura delle sue origini, seguirne l'evoluzione e i mutamenti nel corso dei secoli, focalizzare, infine, nella luce dell'oggi, i significati della sua rappresentazio­ne e il ruolo da questi conferito al vitale riproporsi della sua presenza. Ma, giunti a questo punto, potevano dischiudersi due sentieri distinti: la pura e neutrale registrazione dell'ordine di succes­sione temporale dei testi rinvenuti e selezionati o qualcosa di sensibilmente diverso, con tanto di implicazione rischiosa e coinvolgente. Questo qualcosa è stato per noi il ripercorrere l'itinerario, complesso e polivalente, dell'idea di Roma dentro la dialettica del dibattito culturale e dei movi­menti e delle tendenze che ad esso hanno dato impulso nel corso dei secoli. In altri termini, si è deciso di mettere mano, per la prima volta, alla storia della mitopoiesi della città di Roma nel seno della più vasta storia della letteratura mondiale. E si sono così delineati, per affinità o per oppo­sizione, per continuità o per scarto, i differenti caratteri che il composito processo di percezione, concezione e rappresentazione di Roma in scrittura ha acquistato via via nella progressione delle epoche a noi più note e familiari: dalla Classicità al Medioevo, dal Rinascimento al Barocco, dall'Arcadia all'Illuminismo, dal Romanticismo al Simbolismo e poi su su, dentro il Novecento, fino al Decadentismo, al Realismo e alle Avanguardie della prima e della seconda ondata. La novità speciale è che alle stazioni di questo percorso si è incrociata in linea trasversale la distinzione per aree geografiche e nazionali, sicché ad ogni periodo o movimento è venuto a cor­rispondere pour cause il ventaglio delle letterature di quei paesi che, attraverso le voci dei loro poeti, si sono pronunciati su Roma. Si è potuta così scoprire, ad esempio, una Roma medioevale italiana, francese, tedesca, bizantina, araba e islandese o una Roma novecentesca non solo euro­pea ma anche indiana, cinese, giapponese, australiana, africana, Latino-americana, statunitense. Con il triplice risultato di illuminare, entro la doppia coordinata dello spazio e del tempo, una trama iridescente di corrispondenze analogiche e contrastive tra i diversi livelli, contenuti, imma­gini e forme mitografiche in cui si sono manifestati i responsi della produzione letteraria da un autore all'altro in seno alla stessa nazione, da una nazione all'altra all'interno dello stesso movi­mento, da un movimento all'altro nel corso del cammino storico complessivo. Ben oltre, dunque, la reciprocità di una storia della letteratura rivista e forgiata attraverso gli spostamenti della "fun­zione Roma", a fronte di una storia dell'idea di Roma come rivolo interno e specchio particolare -confirmativo, integrativo o correttivo - della civiltà universale delle "belle lettere". Fatto, comun­que, già di per sé non trascurabile, se attesta - in termini tanto più probanti quanto più duratu­ri, estesi e differenziati - la centralità costante di questo soggetto nella costellazione dell'episte-me poetico lungo la molteplicità evolutiva delle sue varianti specifiche e circostanziate, fino al punto da sostenere il peso di un'articolazione retrospettiva così ramificata e complessa e persino da suggerirne, essa stessa, l'idea e la traccia, al fuoco della prova più difficile intrapresa nel pre­sente libro.

Novità e risultati

Ma altri aspetti più particolari ed egualmente innovativi discendono dall'incontro della dimen­sione verticale della storia e del tempo con quella orizzontale della geografia e dello spazio.
Intanto è possibile scoprire e riconnettere da un secolo all'altro le avventure e le metamorfo­si di uno stesso testo, che diventa in tal modo archetipo e matrice di nuova fecondazione. È il caso della celeberrima definizione virgiliana di Roma quale "patria comune"; degli splendidi versi di Rutilio Namaziano "sulle diverse genti" da Roma riunite e trasformate in "una sola città"; del fortunato detto del Venerabile Beda sull'inseparabile unione tra la vita del Colosseo, la vita di Roma e quella del mondo; e - forse più di ogni altra testimonianza - delle mirabili riscritture con­dotte sul noto sonetto Le antichità di Roma del francese Joachim du Bellay, a sua volta debitore alla fonte latina primo-rinascimentale di Janus Vitalis da Palermo, da parte dei manieristi italiani tardo-rinascimentali Bartolomeo Tortoletti e Girolamo Preti e speciaLmente dello spagnolo baroc­co Francisco de Quevedo e, in pieno Novecento, dell'avanguardista statunitense Ezra Pound.
Non meno sorprendente, e culturalmente accrescitivo, è il disvelamento che lo schermo di rife­rimento a Roma rispecchia e propone alla nostra vista - e talvolta, perché no?, alla nostra memo­ria sepolta o alla nostra legittima ignoranza - dell'esistenza produttiva di scrittori prevalentemen­te conosciuti, editi e storicizzati sotto altra veste. Quanti lettori - per citare qualche caso para-digmatico - si ricordavano, prima di imbattersi in queste pagine, che Machiavelli, Goldoni e Pirandello sono anche poeti e che, proprio come tali, hanno scritto pagine storicamente rilevanti sulla capitale della latinità e del nostro paese? Ad essi e ad altri come loro, contemporaneamen­te scrittori in versi e in prosa, è stato miratamente concesso il privilegio di uno spazio ambiva­lente. E cogliamo al volo l'occasione di questa informazione per puntualizzare che il thesaurus, pur essendo rivolto alla poesia, contiene cospicue appendici riservate alla prosa, al fine di non priva­re il lettore e l'argomento medesimo di contributi fondamentali di narratori (esclusivamente tali o anche poeti) che altrimenti non potrebbero apparire. E basta fare i nomi di Sallustio, Petronio, Tacito, Boccaccio, Montaigne, Cervantes, Stendhal, Zola, Mann, Gadda, Canetti, per capire a quale incalcolabile sacrificio si sarebbe andati incontro, se si fosse scelta la linea dell'intransigenza suL "genere".
Da ultimo, emerge con nettezza di contorni il peso della presenza e dell'apporto di nazioni e culture per lo più emarginate o trascurate dalle antologie letterarie su Roma. Sia a Nord che a Sud, a Est come ad Ovest entrano per la prima volta sulla scena in modo non sporadico e casuale, e con testi per lo più inediti, poeti del mondo arabo, della Cina, dell'India, del Giappone, dei paesi slavi, di quelli scandinavi, della Finlandia, dell'Australia e del Latinoamerica. Le loro voci, unendosi a quelle delle Vecchia Europa, concorrono a formare un concerto polifonico, per molti versi allego­rico del messaggio interculturale e plurietnico che, in una prospettiva dialogica, democraticamen­te aperta e libertaria, impregna ogni pagina di questa pubblicazione e ne fonda il senso primo.

Filippo Bettini