Da Lettere da Sodoma al Carnefice e arrivando a Morte Segreta i tuoi contenuti sono diventati casti, misurati, freddi. Tutto ciò fa pensare ad una compostezza che sa di svolta, di approdo ad un esito di avversione per certe forme compiacenti e forzatamente realistiche. Perché?
Perché mi sento molto vecchio e mi piace esserlo. Amo i vecchi perché hanno raggiunto il momento sacro della vita, perché devono morire. Io amo la morte, in quanto sono convinto che è un passaggio. Non significa che sono cattolico. Non credo nei premi e nei castighi.
Dal realismo sembri essere approdato ad un misticismo laico sì, ma trascendente. Dal misticismo non vorrai mica arrivare al surrealismo
Non corro il rischio di arrivarci. La mia formazione è di tipo razionalista. Per arrivare al surrealismo bisogna essere irrazionali. Il surrealismo è un prodotto della cultura francese. In Italia non c'è la possibiltà per un vero surrealismo. L'Italia è un paese provinciale di ignoranti, di politici mafiosi che non leggono, dove un Pasolini può essere ucciso due volte: una volta nella realtà e un'altra dall'opinione pubblica repressa e fascista sessualmente, per cui viene un grande schifo e una voglia di andarsene per sempre
Moravia ha detto di recente che solo il realismo potrà salvare la nostra letteratura. Sei d'accordo?
Moravia porta acqua al suo mulino. Credo che ogni forma d'arte sia permessa quando ha dei contenuti morali dentro. Le avanguardie non hanno contenuti, in quanto sterili e for-maliste. Il discorso di Moravia può avere un significato se attribuito al formalismo dell'avanguardia.
Perché hai rinnegato, in certo senso, il realismo?
Non l'ho rinnegato. La realtà che mi appare non mi basta. Voglio mistero, sciagura, caso, caos, droga e fortuna. Se queste cose sono nel realismo, ben venga. Se il realismo è soltanto Useppe della Morante, allora abbasso il realismo.
La tua contenutezza, il tuo intimismo di arrivo, il pessimismo desolato ed a volte compiacente, in quanto non sempre freddo e distaccato, non fanno pensare un po' troppo a Leopardi?
No. Leopardi non c'entra per niente. Io tengo conto dell'inconscio, della psicoanalisi, di Jung. Potrei dire che Leopardi sia stato influenzato da scrittori pessimisti come Epitteto. Io mi sento più grande di Leopardi. Perché più complesso e più intelligente. A me piace anche godere, punirmi, andare agli inferi e trasfigurarmi
La tua compostezza di approdo spesso contraddittoriamente non rigetta di ricalcare certi moduli tipici del maledettismo romantico e dell'infernalismo baudelairiano. Perché?
Questo già me l'hanno chiesto. Molte impressioni sono affini a lui perché sono poeta cittadino. Lo stile è però diverso.
Pasolini che tu hai amato e poi desiderato di tradire, anche se non l'hai fatto, negli ultimi tempi esprimeva giudizi denigratori verso i giovani. Il tuo libro Morte segreta l'hai invece dedicato ad essi per amore o per illusione ingenua di volerli migliorare
Pasolini sentiva la morte che incalzava. Era però cieco di fronte alla realtà. Non riusciva più a comunicare con loro, essendo cambiato lui, non i giovani.
II misticismo espresso in, Morte segreta non pensi che di laico abbia solo la componente formale. Essenzialmente sembra di natura cattolica. Perché?
o sono buddista. Il mondo non esiste. E' un'illusione dei nostri sensi.
Perché piaci particolarmente ai cattolici come scrittore e poeta?
Lo spiritualista è ben accetto agli spiritualisti. Attendo che i cattolici si occupino di me in maniera concreta. E poi si dolgono di non avere scrittori. Io mi ritengo universale. Per gli argomenti come Dio, la morte ecc.
Un mio amico, filologo e bibliografo sia scrivendo su di te uno studio che si intitola « Bellezza o della sessuomania ». Oggi uno studio del genere ti sembra rivolto al passato
Credo che mi faccia un torto una lettura in chiave erotica. Ciò che conta in me è lo stile. Ritengo quindi che faccia un arbitrio. Gli dei ci hanno concesso di essere casti e di descrivere gli amori altrui. I corpi mi fanno schifo. Noi siamo cadaveri in giro.
Non avresti dovuto scrivere Storia di Mino? Che ne hai fatto?
Ora sto scrivendo una storia eterosessuale in forma di romanzo. Si narra di un drogato che si innamora di una vecchia. Storia di Mino l'ho tralasciato. Doveva essere l'educazione sentimentale di un giovane. Improvvisamente non mi ha più interessato.
In Contro Roma, edito da Bompiani, anche tu hai rivolto una diatriba a Roma. Pasolini ti consigliava di lasciarla in quanto ti comunicava uno stato di depressione e di malattia. Eppure a Roma sei ormai legato come ad un cordone ombelicale. I tuoi libri parlano di essa, sia pure come elemento di contorno. Tu per scrivere hai sempre bisogno di uno stimolo masochista. E Roma finora te l'ha dato
Roma è un pretesto, ma è anche un grande amore. Tradirla significa morire. In Italia è l'unico luogo ove si possa vivere. La contraddizione è solo apparente. Shakespeare diceva che ci contraddiciamo. Pasolini non capiva niente di Roma. Era un provinciale. Proiettava non conoscendo bene se stesso il suo odio per se stesso. Non si accettava come omosessuale. L'articolo non è contro Roma. E' una protesta cosmica. Quella di Pasolini era solo determina dal fatto che non si appagava sessualmente. La mia protesta è assoluta. Si vive male ovunque.
Cosa intendi per poesia della neoavanguardia « nata morta » in quanto « fatta dai professori per i critici letterari, senza rapporti con la realtà » come hai affermato alla Maraini su Paese Sera del 3 marzo di quest'anno. Dicendo ciò non hai però fatto nomi. Non ti senti di farli?
Considero poeti solo Dante, Leopardi, Baudelaire, Sandro Penna; tutti gli altri sono dei cialtroni. Non credo che la poesia passi attraverso i calcolatori elettronici. Sanguineti, Pagliarani, Zanzotto sono merda. La narrativa in Italia è abbastanza fiorente. Ammiro Bassani, la Ortese, Moravia, la Ginzburg. La critica letteraria non esiste. Io faccio il critico a tempo perso, per guadagnare. La critica è morta da quando non ci sono più Cecchi, De Robertis.
Moravia ti ha definito « manierista ». Fino a che punto ti senti tale?
Moravia è un manierista. Mi sento originalmente unico e favorito dalla grazia.
I versi di Morte segreta erano stati pubblicati qualche mese fa su Nuovi Argomenti. Perché così presto si è sentita la necessità di raccoglierli in volume per presentarli come opera nuova e di prima mano. Non pensi die in tal modo i lettori, che purtroppo sono sempre gli stessi, si possono sentire inutilmente soddisfatti del potere editoriale nella loro esigenza del nuovo e dell'inedito?
Perché di questo non si fa alcun cenno nel libro? Ciò purtroppo avviene per troppi testi che divengono tali solo attraverso una raccolta desunta da giornali o riviste usciti di recente. Non pensi che è meglio farlo con più efficacia a distanza di tempo?
Erano cinque anni che non scrivevo un libro di poesia. Scrivere un libro di poesia è un eroismo. Un libro di poesia non si pubblica per speculazione. La storia della Morante, sì. Invettive e licenze è ormai vecchio. E' del 1971.
Oggi per divenire scrittori o poeti o critici degni di un certo credito occorre essere tenuti a battesimo o proposti da altri autori che contano. Tu hai avuto al riguardo Pasolini e Moravia. Chi non ha l'occasione di essere lanciato da personaggi del genere deve cambiare mestiere o attendere di essere scoperto, ossia pubblicato e quindi letto non si sa come e quando. Si pubblicano sempre gli stessi nomi o se si è imposti o proposti da qualcuno si può essere presi sul serio. Non vi sarebbe un altro modo che possa meglio di certi concorsi lette-rari e dell'industria del sottosuolo (che giornalmente da il battesimo a poeti e scrittori per farli restare ignoti) segnalare di tanto in tanto qualche nome degno di considerazione?
La situazione è ingarbugliata. Chi vuole dedicarsi alla leteratura deve affidarsi alla sua voglia di resistenza nel tempo. Fare lo scrittore è una missione. Non è come fare il pescivendolo. Basta pensare a Baudelaire o a Rimbaud per rendercene conto.
Ci vuoi parlare del nuovo romanzo che stai scrivendo?
No. Non vorrei perdere il piacere di scriverlo.
Vuoi dire qualche altra cosa su Morte segreta?
Credo che con le tue domande ho esaurito il concetto del libro. Uno è sempre un po' strabico per se stesso. Vorrei concludere con una metafora. Se uno mi chiedesse: « Qual è il mio vero destino, risponderei »: C'è una montagna che devo scalare; sopra c'è una donna che piange; le lacrime si trasformano in fiume. Questo arriva al mare della luce e con le lacrime arrivo anch'io, in quanto sono la luce.