Questo è - da quanto ci è dato sapere - il primo thesaurus dedicato alla presenza di Roma nella storia della poesia di ogni tempo e luogo. E, come ogni theasurus che si rispetti, aspira a raccogliere ed ordinare tutto quanto è stato prodotto e pubblicato sull'argomento.
Non è, dunque, un'antologia, ma piuttosto il suo inverso speculare, perché la "parzialità" dei testi estratti dall'opera di ciascun autore è in funzione della potenziale "totalità" delle loro voci specifiche di testimonianza e di rappresentazione sul tema prescelto. L'estensione dell'arco cronologico indagato - dalle origini della letteratura greco-latina della Roma repubblicana alle neoavan-guardie italiane e straniere del secolo appena trascorso - la complementare vastità dell'ambito geografico-spaziale ad esso collegato (praticamente l'intero pianeta) e soprattutto la straripante dovizia di tributi poetici che Roma, più di ogni altra città al mondo, ha suscitato nella comunità degli scrittori - accendendone immaginazione e sensi, acuendone gusto e volontà espressiva, risvegliandone richiami profondi al mito delle epoche antiche, innescandone momenti di auscultazione inferiore e di meditazione filosofico-esistenziale: tutto ciò descrive le proporzioni di un'impresa che, per la quantità di tempo, di persone e di energie impiegate, per la continuità di uno sforzo protratto negli anni, per l'infinita molteplicità dei riferimenti bibliografici e delle relazioni intertestuali, non è esagerato definire fisicamente "colossale". Ed, essendo intrinseca al genere suddetto l'impossibilità di abbracciare l'interezza della materia esistente e, ancor più, di acquisire una volta per tutte la validità rappresentativa dei risultati raggiunti, va da sé che l'istanza di completezza necessariamente postulata in partenza va interpretata e fruita non come dato empirico compiutamente realizzato, ma come principio dinamico e fondativo del senso dell'opera e, quindi, come sprone alla ricerca attuale e futura - per chi ha condotto a termine il presente lavoro e per chi, a partire da questo, voglia rispondere allo stimolo di procedere oltre, unendo la forza della propria passione e della propria competenza.
Si presentano alcune domande prioritarie a cui è bene che il lettore riconduca le risposte offerte dalla cura del libro.
È giusto chiedersi, in primo luogo, quali siano i confini tematici del richiamo discriminante a Roma. Come si potrà appurare fin dalle prime pagine, e ancor prima, dalla struttura dell'indice, la linea di demarcazione è la più lata possibile. Ben oltre la veste descrittiva del paesaggio romano - dell'urbe, dei suoi rioni, dei suoi palazzi e monumenti, del suo fiume - è in gioco la storia della città nelle sue diverse epoche ed anime: la Roma dei Cesari, La Roma dei Papi, La Roma moderna e la Roma contemporanea. Ma, anche al di Là di questa, salgono in primo piano Le molteplici accezioni metaforiche in cui si configura la presenza di Roma sul piano culturale, etico, antropologico, storico-politico, estetico, psicologico-interiore: luogo di sollecitazione, di catalizzazione e di incrocio di esperienze eterogenee, che vanno anche al di là di Roma ma che da Roma traggono la loro ispirazione e linfa vitale. In siffatto contesto perde valore, naturalmente, qualunque distinzione di ordine quantitativo. Non è la lunghezza della citazione ma la concentrazione dei significati in essa racchiusi a decidere della sua importanza. Vi sono, negli antichi come nei moderni, passaggi anche di due versi o poco più, che, per essenzialità e ricchezza di messaggio, assumono un rilievo pari o superiore a quello che rivestono interi componimenti: così è per il Venerabile Beda, o, tra i moderni, per KLee e la Cvetaeva. Ad essere esclusi sono stati solo i riferimenti in cui Roma gioca un ruolo secondario e casuale, senza mai uscire dallo sfondo lontano degli eventi in cui è anonimamente inserita.
E proprio la precisazione ora enunciata aiuta a rispondere alla seconda, e più urgente, domanda che concerne gli autori e le correnti delle rappresentazioni testuali. Una volta esclusa la via facile della crestomazia dei "bei frammenti", dettata, in un'ottica metastorica, da un gusto meramente impressionistico (a cui si è, per altro, ispirata la quasi totalità delle antologie finora concepite), è stata, in certo modo, una scelta obbligata perseguire la strada maestra della ricostruzione storico-temporale. Detto diversamente e in parole molto povere: rinvenire la nascita dell'idea e dell'immagine di Roma nella scrittura delle sue origini, seguirne l'evoluzione e i mutamenti nel corso dei secoli, focalizzare, infine, nella luce dell'oggi, i significati della sua rappresentazione e il ruolo da questi conferito al vitale riproporsi della sua presenza. Ma, giunti a questo punto, potevano dischiudersi due sentieri distinti: la pura e neutrale registrazione dell'ordine di successione temporale dei testi rinvenuti e selezionati o qualcosa di sensibilmente diverso, con tanto di implicazione rischiosa e coinvolgente. Questo qualcosa è stato per noi il ripercorrere l'itinerario, complesso e polivalente, dell'idea di Roma dentro la dialettica del dibattito culturale e dei movimenti e delle tendenze che ad esso hanno dato impulso nel corso dei secoli. In altri termini, si è deciso di mettere mano, per la prima volta, alla storia della mitopoiesi della città di Roma nel seno della più vasta storia della letteratura mondiale. E si sono così delineati, per affinità o per opposizione, per continuità o per scarto, i differenti caratteri che il composito processo di percezione, concezione e rappresentazione di Roma in scrittura ha acquistato via via nella progressione delle epoche a noi più note e familiari: dalla Classicità al Medioevo, dal Rinascimento al Barocco, dall'Arcadia all'Illuminismo, dal Romanticismo al Simbolismo e poi su su, dentro il Novecento, fino al Decadentismo, al Realismo e alle Avanguardie della prima e della seconda ondata.
La novità speciale è che alle stazioni di questo percorso si è incrociata in linea trasversale la distinzione per aree geografiche e nazionali, sicché ad ogni periodo o movimento è venuto a corrispondere pour cause il ventaglio delle letterature di quei paesi che, attraverso le voci dei loro poeti, si sono pronunciati su Roma. Si è potuta così scoprire, ad esempio, una Roma medioevale italiana, francese, tedesca, bizantina, araba e islandese o una Roma novecentesca non solo europea ma anche indiana, cinese, giapponese, australiana, africana, Latino-americana, statunitense. Con il triplice risultato di illuminare, entro la doppia coordinata dello spazio e del tempo, una trama iridescente di corrispondenze analogiche e contrastive tra i diversi livelli, contenuti, immagini e forme mitografiche in cui si sono manifestati i responsi della produzione letteraria da un autore all'altro in seno alla stessa nazione, da una nazione all'altra all'interno dello stesso movimento, da un movimento all'altro nel corso del cammino storico complessivo. Ben oltre, dunque, la reciprocità di una storia della letteratura rivista e forgiata attraverso gli spostamenti della "funzione Roma", a fronte di una storia dell'idea di Roma come rivolo interno e specchio particolare -confirmativo, integrativo o correttivo - della civiltà universale delle "belle lettere". Fatto, comunque, già di per sé non trascurabile, se attesta - in termini tanto più probanti quanto più duraturi, estesi e differenziati - la centralità costante di questo soggetto nella costellazione dell'episte-me poetico lungo la molteplicità evolutiva delle sue varianti specifiche e circostanziate, fino al punto da sostenere il peso di un'articolazione retrospettiva così ramificata e complessa e persino da suggerirne, essa stessa, l'idea e la traccia, al fuoco della prova più difficile intrapresa nel presente libro.
Ma altri aspetti più particolari ed egualmente innovativi discendono dall'incontro della dimensione verticale della storia e del tempo con quella orizzontale della geografia e dello spazio.
Intanto è possibile scoprire e riconnettere da un secolo all'altro le avventure e le metamorfosi di uno stesso testo, che diventa in tal modo archetipo e matrice di nuova fecondazione. È il caso della celeberrima definizione virgiliana di Roma quale "patria comune"; degli splendidi versi di Rutilio Namaziano "sulle diverse genti" da Roma riunite e trasformate in "una sola città"; del fortunato detto del Venerabile Beda sull'inseparabile unione tra la vita del Colosseo, la vita di Roma e quella del mondo; e - forse più di ogni altra testimonianza - delle mirabili riscritture condotte sul noto sonetto Le antichità di Roma del francese Joachim du Bellay, a sua volta debitore alla fonte latina primo-rinascimentale di Janus Vitalis da Palermo, da parte dei manieristi italiani tardo-rinascimentali Bartolomeo Tortoletti e Girolamo Preti e speciaLmente dello spagnolo barocco Francisco de Quevedo e, in pieno Novecento, dell'avanguardista statunitense Ezra Pound.
Non meno sorprendente, e culturalmente accrescitivo, è il disvelamento che lo schermo di riferimento a Roma rispecchia e propone alla nostra vista - e talvolta, perché no?, alla nostra memoria sepolta o alla nostra legittima ignoranza - dell'esistenza produttiva di scrittori prevalentemente conosciuti, editi e storicizzati sotto altra veste. Quanti lettori - per citare qualche caso para-digmatico - si ricordavano, prima di imbattersi in queste pagine, che Machiavelli, Goldoni e Pirandello sono anche poeti e che, proprio come tali, hanno scritto pagine storicamente rilevanti sulla capitale della latinità e del nostro paese? Ad essi e ad altri come loro, contemporaneamente scrittori in versi e in prosa, è stato miratamente concesso il privilegio di uno spazio ambivalente. E cogliamo al volo l'occasione di questa informazione per puntualizzare che il thesaurus, pur essendo rivolto alla poesia, contiene cospicue appendici riservate alla prosa, al fine di non privare il lettore e l'argomento medesimo di contributi fondamentali di narratori (esclusivamente tali o anche poeti) che altrimenti non potrebbero apparire. E basta fare i nomi di Sallustio, Petronio, Tacito, Boccaccio, Montaigne, Cervantes, Stendhal, Zola, Mann, Gadda, Canetti, per capire a quale incalcolabile sacrificio si sarebbe andati incontro, se si fosse scelta la linea dell'intransigenza suL "genere".
Da ultimo, emerge con nettezza di contorni il peso della presenza e dell'apporto di nazioni e culture per lo più emarginate o trascurate dalle antologie letterarie su Roma. Sia a Nord che a Sud, a Est come ad Ovest entrano per la prima volta sulla scena in modo non sporadico e casuale, e con testi per lo più inediti, poeti del mondo arabo, della Cina, dell'India, del Giappone, dei paesi slavi, di quelli scandinavi, della Finlandia, dell'Australia e del Latinoamerica. Le loro voci, unendosi a quelle delle Vecchia Europa, concorrono a formare un concerto polifonico, per molti versi allegorico del messaggio interculturale e plurietnico che, in una prospettiva dialogica, democraticamente aperta e libertaria, impregna ogni pagina di questa pubblicazione e ne fonda il senso primo.
Filippo Bettini